Pur esprimendo tutta la mia simpatia e fiducia per l’attuale premier Monti e il suo governo tecnico, ritengo che la decisione della liberalizzazione degli orari del commercio sia un autogol per la nostra economia. La liberalizzazione degli orari è già stata sperimentata in altre nazioni dell’Europa con risultati contrastanti: se in Germania il passaggio alla deregulation ha comportato, in conseguenza della crisi economica, una riduzione dei consumi minore che nel resto d’Europa, stessa cosa non si può dire per la Gran Bretagna (tra l’altro più avvezza alle liberalizzazioni) dove il calo dei consumi è stato molto più marcato. La liberalizzazione degli orari pertanto non è una panacea che automaticamente può risolvere il problema del calo delle vendite. La riduzione dei consumi è conseguenza dei minori soldi in tasca degli italiani, dell’aumento della disoccupazione e dei tanti lavori precari e a termine che alimentano la sfiducia nel futuro e fanno rimandare gli acquisti a “tempi migliori”. Aumentare le ore a disposizione della gente per poter comprare, in questo contesto economico non servirà a rilanciare gli acquisti. Anche la Banca Centrale Europea ha ridotto all’1% il tasso di sconto, quando in situazioni normali si viaggia intorno al 3%, eppure pur costando di meno il denaro, gli investimenti non si fanno, i prestiti alle aziende e alle famiglie calano ecc.. Evidentemente occorre altro….
Questa riforma è un autogol per l’economia perché in Italia (fortunatamente) ci sono moltissimi negozi di vicinato che avranno solo da perdere e rischieranno la chiusura, negozi che non potranno avere le cosiddette economie di scala come invece avranno i negozi della grande distribuzione rimanendo sempre aperti. Ovviamente potete immaginare poi le conseguenze economiche e sociali della chiusura dei nostri negozi di quartiere. E questa è solo una riflessione laica dell’argomento, senza entrare, da cattolico, nel merito di una decisione che favorirebbe le aperture per Natale, Pasqua e tutte le domeniche e che, come giustamente ha detto il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, “è un insulto alla nostra identità”. Come Comune di Capannori abbiamo inteso uniformarci all’emendamento presentato nella legge finanziaria della Regione a fine dicembre e che demanda alla concertazione locale le decisioni delle aperture domenicali. La liberalizzazione degli orari è a mio avviso sbagliata per città come Roma, Milano, Napoli, Firenze, figuriamoci le conseguenze per un comune come Capannori dove il commercio si basa sui negozi di vicinato, negozi che rappresentano la nostra cultura e identità, negozi che spesso sono solo a conduzione familiare e non possono rimanere aperti sempre e comunque, negozi che rappresentano ancora uno stile di vita “slow” , forse non più di moda per qualcuno, ma che ai capannoresi e a Capannori, comune famoso per la sua enogastronomia, per il suo verde, i suoi sentieri e le sue ville, per le sue buone pratiche ambientali, continua e continuerà a piacere.
Assessore alle attività produttive
Maurizio Vellutini